Koh Mak è un’isola thailandese collocata nella zona orientale del Paese ed appartenente all’arcipelago delle 189 isole di Koh Chang molte delle quali sono aree protette e costituiscono parchi naturali e riserve marine.

La sua particolarità è quella di essere per molti aspetti un’isola con una forte impronta ambientale, soprattutto in termini di sviluppo e turismo.

Per quanto riguarda lo sviluppo urbanistico, un regolamento dell’isola limita le costruzioni ad un’altezza massima di 3 piani, così da ridurre l’impatto visivo nell’ambiente circostante.

Numerose poi sono le attività che si possono fare, tutte con il comune denominatore del basso impatto ambientale: kayak, snorkeling, beach volley, ciclismo, trekking.

La natura in quest’isola fa da padrona, tanto che numerosi alberghi e ristoranti hanno iniziato a coltivare direttamente frutti biologici e verdura: papayas, insalate, germogli di soia, pomodori e altri prodotti del genere non sono solo molto più sani delle verdure coltivate con fertilizzanti e pesticidi chimici, ma sono anche molto più gustosi. Inoltre, grazie al vantaggio di crescere in loco, viene ridotto il trasporto e di conseguenza la produzione di CO2.

L’isola è in gran parte ricoperta da foreste di alberi della gomma, dove questa viene estratta durante la notte e inviata per la produzione.

Da diversi anni è in atto un progetto di rilascio dei granchi, che vengono allevati e rilasciati nell’oceano per aiutare a ricreare un sano ecosistema subacqueo: questo per ovviare alle forti pressioni ambientali causate dalla pesca e dall’inquinamento, che rendono la vita di questi animali sempre più difficile.

La diffusione di molteplici impianti fotovoltaici, fa si che la principale fonte energetica utilizzata nell’isola è quella solare.

Infine, di notevole evidenza è la presenza di un impianto di gestione dei rifiuti in cui attraverso la pirolisi viene trasformata la plastica in combustibile Diesel. Sempre qui è stata realizzata una linea di produzione dedicata alla separazione di frazioni come plastica, carta, cartone, alluminio, vetro e rifiuti pericolosi: in questo modo viene ridotta notevolmente la quantità di materiale da avviare a smaltimento.

Pensare che tutto ciò lo si può trovare in un’isola con solo 16 km di estensione, non solo può essere spunto da riproporre in larga scala, ma sicuramente è un auspicio per poter intraprendere e diffondere azioni sempre più rivolte all’ecosostenibilità e al rispetto dell’ambiente che, ricordiamoci bene, è casa nostra. E tu cosa ne pensi? Scrivicelo nei commenti!