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  • Christchurch – Nuova Zelanda

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Sono partita da Melbourne che è già notte, fa freschino e ringrazio l’abbassamento lento delle temperature che mi dovrebbe aiutare a rimanere meno sotto chock una volta arrivata a Christchurch in Nuova Zelanda. Dovrebbe, appunto. Non dormo praticamente nulla visto la scomodità senza paragone dei voli Jetstar e sembro un po’ uno zombie.

Arrivo che sono le 6:00 del mattino, la notte è ancora così densa che sembra mezzanotte, le strade luccicano ricoperte di ghiaccio e sono 5gradi. Metto il naso fuori dall’aeroporto per cercare la fermata dell’autobus e ci torno in fretta per rimanere al caldo fino alla partenza dell’ultima corsa.

Per arrivare a casa di Federico, Martin e Michelle ci vuole circa un oretta e due bus: uno dall’aeroporto al centro e uno dal centro fino a casa loro. Quando finalmente arriva e salgo, scopro che il riscaldamento non era altro che un’illusione così apro lo zaino alla ricerca del mio cappello di lana che se prendo freddo alla fronte è subito sinusite.

Tutto liscio fino in centro, da lì attendo il secondo autobus con un tea bollente in mano comprato al bar della stazione: salgo, dico la mia destinazione, l’autista la ripete e mi metto a sedere. Google dice che ci vuole circa una mezz’ora, così quando si fa ora torno in testa al pullman per chiedere all’autista dove dovessi scendere.

“Direzione sbagliata” mi dice questa.
“Ma come? Te l’ho chiesto quando sono salita, hai perfino ripetuto la fermata e fatto il biglietto”

Lei mi guarda, fa spallucce e apre la porta alle mie spalle. Ma sei scema?

Attraverso la strada e mi fermo di fronte al cartello dell’autobus e aspetto. Sta piano piano facendo giorno ma nessuna differenza sul versante freddo, anzi, ormai non mi sento più i piedi e la punta del naso: fortuna che ho cambiato i calzini in aeroporto.

Nuovo autobus, torno al terminal dei bus e da lì ripartiamo nella direzione giusta. Ho scaricato la mappa sul telefonino e seguo il percorso che stiamo facendo fino a poco lontano dalla casa dei miei nuovi amici dove finalmente arrivo.

Entro dal retro dove Federico mi ha lasciato la chiave e finalmente sono arrivata: ho freddo, fame e sonno. Accedo al wifi per avvisare che sono arrivata e tutta tremante mi butto sotto il getto dell’acqua che mi brucia i piedi e quando finalmente riprendo una temperatura corporea umana torno in salotto dove mi aspetta il messaggio di Federico: “benvenuta, la tua stanza è l’ultima a sinistra e in cucina trovi della zuppa calda, biscotti e tea. Fai pure come se fossi a casa tua.”

Hai detto zuppa?? Non ci voglio credere, nulla in questo momento potrebbe essere più delizioso di una minestra di verdura calda. Per l’esattezza questa è di carote, patate, zenzero e chissà cos’altro: deliziosa! Ne divoro una tazza e sono pronta a cercar il mio letto. Lo trovo. È grande, morbido, pieno di cuscini e con un piumino leggerissimo. Mi infilo sotto le coperte sorridendo al pensiero di come mi senta molto come Riccioli d’oro e i tre orsi e in un attimo sto già dormendo.

Entro in un coma profondo da cui mi sveglio dopo nel tardo pomeriggio quando torna a casa Michelle e aspetto Federico. La casa è meravigliosa, ad un solo piano, grande e arredata con tanto calore e si porta dietro ancora il ricordo della chiesa che si ergeva qui prima del terremoto che rase al suolo la città di Christchurch qualche anno fa.

Con Federico usciamo a vedere il molo non dopo essermi ricoperta di tutti gli strati possibili immaginabili per poi tornare e tazza di tea alla mano raccontarci tutti e tre come vecchi amici. Due micioni fanno compagnia la sera davanti al camino e credo non ci sia posto migliore dove potevo capitare, dove ricevere un così caldo benvenuto. Manca solo Martin, il padrone di casa, in tutto questo quadretto e mi dispiace un po’, vedendo la sua casa, non posso che pensare a quanto debba esser una persona interessante ma sarà per la prossima. (Tra l’altro la mia stanza scopro più tardi che si solito viene affittata su AirBnB, vi lascio il link!)

Christchurch è una cittadina fortemente segnata dal terremoto del 2011, cicatrici pesanti sei negli edifici che nei cuori delle persone. Parlando con le persone si ha sensazione che esistano due tempi ben diversi, un “prima del terremoto” e un “dopo il terremoto”. 

Tantissimi edifici sono stati sostituiti da container colorati, con arredi moderni, grandi murales e tanta voglia di rinascita. Non ci si scappa alla tristezza della devastazione ma va riconosciuta a questa meravigliosa terra una forza di rimettersi in piedi invidiabile e piena di tinte vivaci.

Ho adorato la cattedrale di cartone, non sembra possibile che questa struttura così moderna e imponente sia fatta di carta. C’era una frase su uno dei banchi che diceva più o meno così: “quando non ci sono mezzi, l’ingegno si aguzza” ed è proprio vero.

Ci rivedremo presto, tornerò un giorno a vedere la tua bellezza ritrovata.

Christchurch mi è piaciuta molto per i suoi colori, per lo spirito di ricostruzione e la voglia di ricominciare di questa città aspettando il giorno in cui il “dopo il terremoto” non sia più ragione di rimorso ma di orgoglio. Tu sei mai stato a Christchurch?