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Due giorni fa sono arrivata in Swaziland, una sosta breve ma bellissima. Arrivati a casa sento dei tamburi e non resisto:
“posso andare a vedere?”
“Facciamo che ti accompagnamo”

Così Mciniseli viene con me fino ai tamburi dove troviamo un suo amico che suona, delle ragazze che ballano e dei bimbi che mi guardano curiosi. Il più coraggioso ci mette pochi minuti per avvicinarsi a battermi il cinque.

Tempo mezz’ora ne avevo uno per ogni ginocchio giocando alla moto come facevo con il mio papà quand’ero piccolina io. Gli altri si avvicinano per il solletico, per un abbraccio, per far gare di velocità e quante risate.

Li saluto con un “a domani”.

Oggi andiamo a far un bel giro in macchina e quando torno so che devo andare dai piccolini, che mi aspettano. Questa volta vengono tutti i ragazzi della casa con me e appena sbuchiamo dietro l’angolo, ci avvistano e ci corrono incontro buttandomisi addosso.

Siamo pronti a rimetterci a giocare e penso che è proprio vero, quando hai la compagnia giusta serve poco altro! Oggi giochiamo a un-due-tre-stella e tra l’anarchia più totale si fa notte, è ora di rientrare e mi salutano con un “a domani”
“no piccoli, domani non posso, riparto… Ci rivedremo, un giorno, intanto fate i bravi”.

La notte si è fatta densa, stiamo rientrando cercando di non ammazzarci e una signora dalla sedia sull’uscio della sua capanna grida al mio amico: “dovreste venire tutti i giorni, portala anche domani”. Non so bene perché siano così felici di avermi intorno: forse è per il mio entusiasmarmi per le corna lunghe che le mucche hanno da queste parti, forse è il mio salutare chiunque, forse è solo un modo per accorciare le distanze per smettere forse un giorno di vederci diversi.

Le storie aiutano a crescere, sono importanti. Qual é quella che ti hanno raccontato da piccolino e che non hai mai dimenticato?