Ho preso un tuk-tuk che dalla mia guest house mi porta al paese vicino dove c’è lui, il ragazzo irlandese, che mi aspetta già in strada per esser sicuro non perdermi ancora prima di trovarmi.

Ha sulla pelle i colori del sole dello Sri Lanka, ma le lentiggini e i capelli di quel biondo scuro che fanno molto nord Europa lasciano pochi dubbi sulla sua provenienza ancor prima che quel perfetto accento inglese scansi ogni equivoco. Porta un cappellino rosso al contrario, una t-shirt tanto anonima da non esser ricordata, dei bermuda larghi, i piedi scalzi, ma soprattutto indossa uno dei sorrisi più grandi e perfetti io abbia mai incontrato appena sotto due occhi castani pieni di luce e felicità.

Poche formalità, mi abbraccia forte e mi saluta quasi fossimo amici da una vita anche se è la prima volta che ci incontriamo. Un amico comune che è appena ripartito verso nord in moto ci ha messi in contatto, così da continuare il mio esperimento sulle connessioni social che uniscono il mondo ed ora eccoci qui.

La città è già buia ed entriamo nel suo ventre scuro seguendo il rumore delle onde fino alla spiaggia dove un van riporta la luce ed un gruppo di ragazzi di almeno cinque nazionalità diverse ridono felici della vita, del mondo, dell’oggi e di un domani che forse è ancora troppo lontano per pensarci davvero. Mi siedo tra loro, il ragazzo irlandese al mio fianco e mi lascio cullare da quell’allegria così contagiosa e bellissima.

Il van in realtà è un piccolo bar/food truck di un ragazzo del posto e da quanto posso intuire è un po’ il punto di ritrovo dei viaggiatori che passano da queste parti e fuori un insegna racconta tutto quello che c’è da sapere prima di sceglierlo rispetto agli altri più imbellettati: “one love” e sul fondo la bandiera della Jamaica.

Il ragazzo irlandese vive qui, appeso tra due palme dentro un’amaca/tenda. Non ne avevo mai vista una e lui, tutto orgoglioso, me la descrive in ogni cerniera, tasca e gancio con così tanta passione che me ne innamoro pure io promettendomi prima o poi di comprarne una: 1,5kg di libertà, come resistere? Il concetto di questa sorta di tenda “volante” arriva dai marines americani che la usano nelle loro spedizioni e allo stesso modo questo ragazzo ha scelto di viaggiare lo Sri Lanka.

Mi racconta che vorrebbe iniziare a lavorare in un’associazione che si occupa di senza tetto e proprio per capirne meglio le esigenze, ha scelto di passare qualche mese vivendo per la strada con la sua amaca/tenda. Più parla dei suoi sogni più i suoi occhi si fanno vivaci, di quella gioia che contraddistingue la purezza dei sognatori ma allo stesso tempo con la grinta di chi ha un obbiettivo e farà di tutto per raggiungerlo.

Si fa sempre più tardi e piano piano tutti se ne vanno, rimaniamo solo noi con il proprietario, piedi affondati nella sabbia a sorseggiare pigramente l’ultima birra prima che anch’io faccia ritorno alla mia stanza.

Dalla spiaggia arriva un motorino con a bordo due ragazzi che sgommano veloci e si avvicinano con tutt’altro che fare amichevole. A pochi metri da noi lasciano cadere il motorino e si scagliano contro il ragazzo di One Love buttandogli con forza il casco in testa senza nemmeno lasciarci il tempo di capire cosa stesse succedendo. Cominciano a litigare e noi ovviamente non capiamo una parola di quello che si dicono, io mi sono fatta indietro mentre il ragazzo irlandese cerca di calmare gli animi o quanto meno fermare le mani che lanciano sedie, bottiglie ed un po’ qualsiasi cosa arrivi loro nei paraggi ad ogni pausa tra un urlo e l’altro.

Probabilmente dura meno di quanto io non possa aver percepito ed appena il ragazzo cingalese con il ghiaccio in testa si tranquillizza ci spiega sommariamente che ci sono sotto problemi di soldi, di debiti, di malintesi. Sembra non sia successo nulla per lui ma per noi decisamente non è esattamente lo stesso e quando si allontana per prendersi un’altra birra chiedo al ragazzo irlandese se si sentisse tranquillo a passare la notte lì nella sua amaca, altrimenti sarebbe potuto venir via con me che la mia stanza aveva due letti.

“Mia madre ti ringrazierebbe molto se lo facessi davvero” e bastano quelle parole per togliere ogni dubbio. Davanti ai miei occhi mi sembra di vedere la mia di mamma che ogni notte va a dormire chiedendosi dove io sia sperando che, ovunque fossi, comunque fossi al sicuro.

Ero un’ottima scusa per andare via senza che il suo amico ci rimanesse male e così saliamo insieme su un tuk-tuk e andiamo a dormire lontano, al sicuro e per una notte con un bagno, una doccia e un letto pulito.

La mattina dopo torniamo in città e tutto sembra tornato alla normalità e quando qualche giorno dopo sono ripartita lui è rimasto lì appeso alla sua amaca a portar avanti la sua missione felice e spensierato come quando ci siamo incontrati.

Qualche mese dopo l’ho visto felice ed innamorato abbracciato ad una splendida ragazza in Cina, l’amaca appesa al chiodo pronto per una nuova vita con tanti cani, una casa e perfino un letto a due piazze. La vita cambia in un istante tutti i nostri piani nel bene e nel male e non saremo mai pronti, l’unica cosa che possiamo imparare a fare è coglierne il meglio e aspettare pazienti che il male passi quando verrà il suo momento.

Ovunque lui sia oggi e qualsiasi cosa stia facendo, per me rimarrà sempre e comunque il ragazzo con l’amaca/tenda: mi sembra quasi di vederlo ancora lì appeso con il suo sorriso grande e con i pensieri ed il cuore leggeri che volano alto fino al cielo.

Per ogni pensieri ne nascono altri cento, altri mille. Qui ho raccolto i miei ma se ti va di condividere i tuoi puoi farlo qui sotto. Ti chiedo solo la cortesia di essere sempre e comunque gentile, qualsiasi sia il messaggio che vuoi lasciare.