I boschi della Val di Fiemme sono speciali: hanno una voce magica che ormai da secoli attira musicisti e liutai di tutto il mondo.

Quando si visita (non amo usare il verbo al passato, nonostante le recenti intemperie abbiamo scalfito in modo importante il paesaggio) la Val di Fiemme gli occhi si perdono sulle punte aguzze delle montagne del Lagorai, del Latermar, delle Pale di San Martino, della rotondità dell’Alpe Cermis bianche in inverno e di un verde intenso in estate.

Alberi, boschi ovunque che danno un tono più deciso rispetto al verde brillante dei pascoli dove, in estat,. non è difficile incontrare mucche, pecore e capre al pascolo. Prendersi cura delle sue foreste è da sempre un punto importate per la comunità fiammazza e, nello specifico, per la Magnifica Comunità di Fiemme.

Tra tutti, l’abete rosso è un po’ il principe del territorio con le note soavi e preziose della sua voce. Proprio in Val di Fiemme Stradivari in persona si recava per scegliere l’abete da risonanza da forgiare e trasformare nei suoi preziosissimi strumenti: violini, arpe, viole e chitarre. Una leggenda dice che il maestro chiedeva di poter ascoltare il rimbombo fatto dell’albero mentre rotolava verso valle per poter scegliere quale riportar con lui a Cremona da plasmare con le sue sapienti mani.

In questa valle gli alberi trovano l’ambiente ideale per crescere dritti e forti e vengono curati dal reparto forestale così che abbiano il minor numero possibile di nodi e possano un giorno incantare le platee di tutto il mondo con le loro note armoniose.

Ogni anno in estate, durante il festival “I suoni delle Dolomiti”, musicisti di fama internazionale si recano in Val di Fiemme per poter scegliere il proprio albero, che sarà loro regalato dalla comunità in nome dell’arte. Questo rito si conclude con una performance del musicista dedicato all’abete, suo futuro compagno d’arte.

Quando ero piccola passavo giornate intere con la mia mamma nei boschi a cercare funghi, su e giù dai pendii per scorgere sotto qualche albero il cappello bruno di qualche porcino o raccogliere le fragoline di bosco da mangiare poi una volta a casa con zucchero e limone.

Qualche settimana fa il vento ha ripulito le nostre montagne dai loro meravigliosi alberi secolari spezzandoli come grissini e guardare ora i crinali a Paneveggio, al Passo Lavazzé o sopra Predazzo è un dolore acuto dritto nel petto. Nell’aria odore di muschio, di resina, di legno fresco che sanno un po’ di morte, un po’ di distruzione un po’ di paura. Si, paura, perchè chissà come dev’esser stato esser lì in quel momento con arbusti che volano, la pioggia che batte e la natura che grida forte.

Amo andare a passeggiare nel silenzio del bosco e ho la fortuna di esser cresciuta a due passi dai boschi dell Val di Fiemme. Tu chi sei mai stato? Raccontacelo nei commenti.