Quando pensavo alla Cina immaginavo pagode rosse, cappelli di paglia a punta, carretti tirati da sorridenti omini dagli occhi a mandorla. Niente di più lontano da ciò che è Shenzhen.

Per trovare una pagoda ci metto qualche giorno e la scovo in mezzo al parco che è già notte e la sua sagoma si contrappone a quelle illuminate dei grandi grattacieli che si specchiano nel lago che la circonda. Qui tanta gente che fa “sport”: ok, ok, non è che io possa venir qui a insegnare come si fa “sul serio” ma, mi dispiace, non riesco proprio a considerarlo tale se fatto con scarpe col tacco (per quanto basso) o con la borsetta ancorata all’avambraccio!

Grandi grattacieli moderni e bellissimi si accostano a piccolo quartieri tradizionali di case tutte ammassate le une sulle altre con le grate a porte e finestre. Shenzen ha ancora, infatti, al suo interno piccoli quartieri rimasti intatti e completamente circondati dai grandi giganti moderni.

In Cina, o meglio, nella Cina di Shenzhen, ci passo circa sei giorni e tanto mi basta per vedere un sacco di cose buffe e assurde insieme. Al parco, ad esempio, gruppetti si radunano con tanto di altoparlanti a cantare e suonare senza che la minima preoccupazione sull’intonazione li sfiori dando vita a teatrini abbastanza paradossali.

Poco più avanti la mia attenzione viene catturata da qualcun altro che parla al microfono, non resisto e vado a vedere. Una ragazzina vestita da maschiaccio con tanto di cappello al contrario si spalleggia con un uomo decisamente più maturo in un abito da principessa, viola. Una fila lunghissima aspetta solo di andar a testare la propria abilità al tiro a segno su una specie di ruota della fortuna che dirà loro se avranno vinto… del pesce fresco, ma proprio appena tolto dalla vasca!

Si tratta, infatti, di una specie di mercato del pesce con infinite vasche contenenti pesci e molluschi di vario tipo che una volta pescati verranno infilati nei cestini dei clienti per poi finire dall’altra parte di un vetro, in cucina per esser trasformati in piatti succulenti. È tutto molto strano, la musica forte, le voci del gioco che riecheggiano anche all’interno, ragazzi inesperti che cercano di catturare la cena usando con una retina mentre gli chef tutti felici mi salutano oltre il vetro quando si accorgono che sto filmando.

Tobia mi porta a passeggiare in una Shenzhen che è completamente ricoperta di parchi meravigliosamente puliti e curati, quartieri cult con mostre e caffè animati da personaggi che sembrano arrivare direttamente da Brera a Milano, non fosse per gli occhi a mandorla: qualcuno riesce meglio di altri in questo stile hipster, ma in ogni caso si vede che c’è della ricercatezza in ogni dettaglio. Mercatini di artigianato locale dove trovo il libro luminoso di cui mi ero innamorata l’anno prima al Fuori Salone a Milano che, per via dei suoi più di 200,00 euro, non era venuto a casa con me. Qui costa poco più di 20,00 euro e in men che non si dica è nella mia borsa.

Poi c’è la Shenzhen che si finge un altro posto nel quartieri di Baishizu e così in un attimo ti ritrovi in uno scorcio di Portofino con la sua chiesa, ma questa volta il marmo è solo disegnato e tutto sa un po’ di cartone. Poco più in là il Venice Hotel con i suoi gondolieri meccanici che brandiscono il cappello in cenno di saluto e Windows of the World con la piccola Tour Eiffel, la piramide di vetro come al Louvre e le colonne romane contribuisco a questo frullato di mondo.

In questa città trovi da mangiare qualsiasi cosa a qualsiasi angolo per quasi ogni tasca: dallo street food, al più ricercato piatto della tradizione italiana o probabilmente di qualsiasi posto vi venga in mente. Ovunque appoggio gli occhi si mangia o si compra e la sensazione che piccoli supermercati, ristoranti e centri commerciali abbiano la meglio su qualsiasi cosa come se comprare e mangiare siano due attività terribilmente importanti. Se per il mangiare posso anche esser d’accordo (e nonostante questo secondo me è comunque too much) i negozi sono decisamente troppi e pronti a metterti continuamente sotto il naso un sacco di presunti buoni affari.

Una scelta vastissima in un posto su tutti si ha a Sea World: una piazza meravigliosa tutta circondata da negozi e ristoranti di ogni genere e dove, la sera, è possibile assistere ogni mezz’ora ai giochi d’acqua della fontana. Non so voi ma sorseggiare dell’ottimo Chianti da Baia Restaurant mentre la musica accompagna zampilli e luci danzanti è qualcosa che non vorrei perdermi.

Andiamo anche a visitare una chiesa vicino a Sheku: è all’interno di un ex complesso industriale, fuori un container con la scritta “Jesus” annuncia come sia arrivato il Messia fin lì e all’interno sull’arredo minimal dei banchi, trovano spazio la Bibbia e una scatola di fazzolettini di carta perché, si sa che la religione è sofferenza, ma mai era stato così dichiarato!

Da non perdere il quartiere dei pittori a Dafen a Shenzhen: i falsi che troviamo anche a casa nostra, negli hotel, fuori dai musei arrivano quasi tutti da qui. Aggirandosi tra le sue piccole stradine si incontrano artisti al lavoro per copiare dal cellulare o dal tablet le opere di grandi pittori o i ritratti di qualche committente. La quantità di colori e la bellezza di queste vere e proprie opere d’arte lascia a bocca aperta: ovunque piccole nicchie dove i pittori lavorano senza sosta non curanti dei turisti che gironzolano curiosi.

Quando poi si parla di shopping a Shenzhen non si può non pensare al “Paradiso dell’Elettronica” a Huaqiang e quello “del Falso” a Lo Wu. Il primo è un vero e proprio quartieri pieno di piccoli negozietti ma soprattutto di enormi centri commerciali dove trovare qualsiasi tipo di aggeggio elettrico ed elettronico: dal più piccolo componente all’oggetto finito. Cellulari, orologi, droni, televisori ma anche monopattini elettrici, cavi lan e cover per i cellulare. Grandi marchi così come imitazioni: qui troverete tutto, se avrete la pazienza di cercarlo, di contrattare e soprattutto se vi porterete una fotografia di ciò che cercate perché qui più che mai quasi nessuno parla inglese.

Per quanto riguarda, invece, la moda a Lo Wu troverete un enorme centro commerciale con centinaia di piccoli negozietti stracolmi di borse, scarpe, accessori sbarluccicanti e tanto caos. Come per quello dell’elettronica, se volete comprare qualcosa e strappare un buon affare dove armarvi di pazienza: qui l’inglese lo parlano (almeno quello che serve per dirvi prezzi e contrattare) ma è un processo che personalmente trovo snervante. Troverete grandi marchi davvero molto scontati (anche se pur sempre i prezzi saranno importanti) ma attenzione a quale prodotto vi metteranno sotto il naso. Esistono, infatti, tre qualità: quello contraffatto, quello realizzato dallo stesso produttore del brand originale ma con materiale più scadente e quello esattamente identico a quello venduto nelle grandi boutique. Tre tipologie, tre prezzi.

 

Sapere di essere in un posto e sentirsi però in un altro è una sensazione molto strana ed è quello che ho provato visitando il quartiere degli artisti di Shenzhen. Tu ci sei stato? Com’è andata?