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Sapete cosa significano dieci mesi? Significa che ne mancano solo due per tornare a casa!!! Ok, forse troppi punti esclamativi, ma sono usciti così spontanei che non mi sento di correggerli.

In questo ultimo mese mi sono presa un paio di quei giorni che all’inizio del viaggio avevo messo in conto per riposare nonostante ormai la media delle mie ore di sonno sia ufficialmente cinque o sei (sette quando va bene). Sono una cosa impressionante, appena mi siedo su qualsiasi mezzo di locomozione mi addormento quasi istantaneamente, ma di quei sonni proprio da coma! Speriamo l’Africa con il suo ritmo lemme contagi il mio viaggio e mi regali il passo lento e solenne degli elefanti. Non so se avete mai visto un elefante africano camminare quando è tranquillo, avanza piano piano ed è proprio quello che spero anche per il mio viaggio. Ma probabilmente sarà l’ennesima illusione e va bene così, riposerò una volta a casa!

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Di cosa puoi far a meno?

Posso far a meno di chi non mi chiama mai o peggio, non mi richiama. Non sono una persona orgogliosa di natura, al contrario, qualsiasi dramma mi scivola abbastanza addosso (oggi più che mai) ma sono così stanca di rincorrere qualcuno.
Se mi vuoi bene, se ci tieni, ogni tanto ti fai sentire anche tu, senza il bisogno che sia sempre io. Soprattutto mi hanno fatto rimanere male quelle persone che, ad esempio, nonostante mi trovassi nel mezzo di un uragano, non hanno saputo mandare nemmeno un messaggio. Ognuno ha le tue priorità, certo. Anch’io.

Cosa non ti manca?

Non mi mancano le chiacchiere di circostanza con chicchessia. Avete presente quando incontrate di nuovo qualcuno dopo tanto tempo e questo si sente in dovere di chiedervi cosa state facendo senza interessarsi molto della risposta? Ecco.

Ora muovendomi così tanto, incontro solo persone speciali, che mi accolgono come una di famiglia e si interessano a me più di quanto io possa meritar per non aver fatto assolutamente nulla. Niente chiacchiere da pianerottolo, solo meravigliosi e profondi scambi di opinioni, esperienze, vita.

Cosa ti manca?

Milano. Incredibile, eh? Mi mancano le luci del mattino che illuminano la facciata del duomo su una piazza ancora deserta. Mi mancano gli aperitivi all’Yguana con il buffet più ricco di Milano, mi manca lo Spritz. Mi manca prendere il tram con le sue panche in legno lucide, che ogni volta che frena ti ritrovi in braccio a quello seduto accanto. Mi manca aggirarmi a qualche inaugurazione con un bel vestito, i capelli raccolti e un bicchiere di fresco Gewürztraminer dalle note fruttate e dolciastre. Mi mancano le pailettes, i glitter e gli smokey eyes.

Cosa ho imparato?

Ho imparato che non servono grandi cose per fare cose grandi. Alle volte basta un sorriso per farne spalancare un’altro, una mano tesa per vedere e porgere una, essere nel posto giusto per incontrare quella persona che farà la differenza.
Ho anche imparato che il bagno in casa è una cosa bellissima, perché trattenere la pipì di prima mattina o peggio, in mezzo alla notte è terribile!

Le tre cose che ricorderai per sempre…

Il mio primo ghiacciaio a Puerto Natales che si lanciava verso il mare prepotente e bellissimo nel suo candido celeste. Ascoltare la storia di come si stia ritirando e rendersi conto per davvero di che cosa stia causando l’inquinamento e tutta la porcheria che creiamo ogni giorno.

Le casette colorate di Chiloé con tutta la storia della minga e di come esista un posto nel mondo dove le persone si aiutano per poi festeggiare! Lo trovo meraviglioso, soprattutto paragonato al nostro mondo, dove manco aiutiamo il nostro vicino di casa a portar le buste della spesa in casa.

I fiori viola di Johannesburg: come queste macchie di colore dipingano la città in primavera. Dicono che Pretoria sia ancora più bella in questa stagione, se sia vero non lo so, ma camminare sotto questo cielo lilla è meraviglioso.

Chi è Nicky oggi?

Nicky é una ragazza che ama sorridere alle persone per la strada per trasformare curiosità e timidezza in un primo gesto di apertura.
Per ogni Paese ci sono una serie di regole di comportamento non scritte che vanno percepite per inserirsi nell’ambiente e non risultare con un grossa freccia in testa con la scritta “turista”.

Ora che sono in Africa, queste mi dicono che se sono la prima a far un passo verso gli altri questi mi risponderanno ancora più affetto e c’è forse modo migliore di esser accolta in una nuova cultura? Io non credo.

Ogni mese il punto della situazione per tenere una traccia di cosa succede per vedere insieme cosa cambia e cosa invece rimane uguale in un viaggio così lungo e intenso. Pronti?