volontariato_in_africa

Da un’esperienza di volontariato in orfanotrofio in Africa si parte con tante aspettative e per fortuna si torna con tante lezioni di vita. Tre anni fa decisi di dedicare due mesi come volontaria in una casa famiglia in Namibia con Mammadu Italia Onlus (per info).

Prima di partire la mia paura più grande era quella di star così male nel vedere i piccolini lì senza mamma e papà che avrei voluto portarmeli tutti in Italia, che sarebbe stato duro affezionarsi e poi ripartire come nulla fosse. La realtà in parte mi diede ragione, in parte no.

La casa dove la mia amica ed io andavamo ogni giorno era quella di Justine, una signora dal sorriso simpatico e l’abbraccio forte. Ricordo i primi sguardi dei bimbi che ci osservavano messi tutti bene in fila, puliti e lucidati con la vasellina: curiosi, ansiosi di scoprire se potevamo esser delle degne compagne di gioco.

Sono bastati pochi minuti per rompere il ghiaccio ritrovandomi un bimbo attaccato ad ogni dito mentre tra loro bisticciano per chi mi doveva stare più vicino.

Per non parlare per la passione per i miei capelli, credo di averne persi più che mai a forza di dita nei capelli che mi pettinavano, dovevo per forza dire basta a un certo punto o sarei rimasta calva! Un po’ come non so resistere dal toccare quelle chiome di capelli riccissimi, loro non resistono di fronte ai miei morbidi come quelli delle bambole.

Ogni mattina Erasmus, il nostro taxista di fiducia, passava a prenderci per portarci alla scuola e il tempo di fermarci al cancello, già tutti i bambini erano spiaccicati contro la finestra chiamando i nostri nomi a gran voce. Quando poi aprivamo la porta era lo stesso effetto di una stanza piena d’acqua: ci si riversavano addosso tutti per accaparrarsi un dito.

Le nostre giornate di volontariato in orfanotrofio in Africa andavano avanti tra lezioni d’inglese, corse al parco, canzoni e balletti. Il pomeriggio rientravano da scuola quelli più grandi e li aiutavano con i compiti mentre i piccoli dormivano. Una volta svegli, in fila indiana venivano a farsi lavare il faccino e mettere la vasellina diventando tutti lucidi e splendenti.

Un giorno una delle bimbe grandi é stata ricoverata per meningite, la Mami era disperata, noi pure e mi é bastata una sola telefonata ad Andrea dell’associazione per metter in moto la macchina della solidarietà. Lui si é preoccupato di capire se la piccola potesse essere trasferita dall’ospedale pubblico e che avesse le cure migliori.

Lì mi sono resa conto che si, averci intorno toglieva quel velo di distanza tra bianco e nero, che aiutava ad imparare l’inglese ma che senza i soldi é tutto vano. Lo stesso vale per l’istruzione: senza i fondi non possono studiare e se non avranno una buona istruzione non potranno mai avere un buon lavoro e cambiare la loro condizione.

Ho anche capito che la famiglia non sono una mamma e un papà, anche, ma non solo. Qui questi piccoletti sono felici con decine di fratelli e sorelle, che poi diventano mamme e papà ed in termini di amore non gli manca proprio nulla. Come siamo stupidi alle volte, pensiamo di sapere e invece non sappiamo proprio niente.

Poi però c’é, per dirla tutta, un grosso problema di priorità probabilmente e temo che in parte siamo proprio noi a creare. Spesso la paga settimanale viene spesa nel weekend a bere, o a comprare dei capelli finti (praticamente tutti hanno parrucche ed extension) o applicare delle unghie finte dalle lunghezze e colori improbabili.

Vedere le bimbe davanti alla TV twerkare come Rihanna e imitare movimenti di una sensualità imbarazzate mi ha fatto pensare all’idea di “persona di successo” che ci viene data e come questa impatti proprio tutti fin da piccoli. Poi é inevitabilmente che diventi più importante il vestito e l’aspetto che la pancia piena o un diploma sul muro. Anch’io da piccola amavo le Spice Girls e volevo essere come loro puntando ad un ideale di bellezza e lustrini che bo. Fortuna avevamo anche Licia Colò e alla fine sono diventata più simile a lei o a quest’ora probabilmente sarei in crisi per le rughe d’espressione che mi disegnano il viso.

Non so dirvi cosa sia bene e cosa no, cosa sia giusto e cosa no. So di sicuro che ho imparato tanto sull’amore e che questo purtroppo non basta: diamo per scontate tante cose perché da noi istruzione e cibo sono ormai quasi sempre garantiti, ma non per tutti é così.

Volete condividere con me le vostre esperienze di volontariato? Sarò ben felice di leggere cosa è accaduto a voi e quali sono state le vostre riflessioni.