Kintsugi: significato

Il kintsugi è l’arte giapponese di riparare un oggetto rotto evidenziandone le fratture riempiendole con oro o argento, ma anche di dignità e della bellezza che la storia disegna sulle cose. Letteralmente la parola “kin” significa oro, mentre “tsugi” riparare, ricongiungere: riparare con l’oro.

Quando qualcosa si rompe la tendenza è quello di buttarlo per far spazio al nuovo, sia che si stia parlando di una ciotola che di una relazione: un continuo usa e getta quasi compulsivo. Se penso ai miei genitori e a quante volte li ho visti aggiustare qualsiasi cosa, altro Macgyver, e mi rendo conto che oggi aggiustare spesso sia una perdita di tempo o addirittura più costoso di un nuovo acquisto, passare al prossimo partner molto più semplice che affrontare i motivi della rottura.

Con il kintsugi, invece, i frammenti vengono riuniti impreziosendone le cicatrici per un aspetto nuovo, unico, irripetibile dettate dal caso che le ha frantumate in modo imprevedibile ed irregolare.

Kintsugi: tecnica

Nella tradizione millenaria giapponese e cinese, il collante utilizzato per riparare le ceramiche è la lacca urushi ricavata dalla pianta di Rhus verciflua ed era lo stesso che veniva usato per realizzare resistenti armi da guerra e da caccia. Alcune testimonianze di oggetti laccati con la urushi del periodo Jomon (ca. 5000 anni fa) sono stati rinvenuti nella Tomba Shimahama nella Prefettura di Fukui.

La leggenda legata alla nascita della tecnica Kintsugi racconta di un gruppo di artigiani giapponesi che pur di non deludere l’ottavo shogun Ashikaga Yoshimasa, disperato per aver rotto la sua tazza da tè preferita, decisero di tentar di ripararla trasformandola in un vero e proprio gioiello riempiendo le crepe con una resina laccata e della polvere d’oro.

Un’altra versione della storia vede lo shogun rompere intenzionalmente la tazza per poterla impreziosire con l’oro e renderla ancora più speciale. Quale sia la storia vera non è dato saperlo ma è quasi certo che la nascita di questa tecnica la si debba a lui.

La tecnica è tutt’altro che semplice e richiede diversi passaggi di lavorazione ed essiccazione con portano le riparazioni a durare anche un mese sui pezzi grandi.

Kintsugi: metafora di resilienza

La resilienza è la capacità di fronteggiare un evento traumatico con positività e trovarne un fattore di forza da girare a proprio vantaggio, esattamente come una tazza che prima era in pezzi ed ora è unica e preziosa.

Un evento negativo, un periodo nero non possono minare l’autostima di una persona o abbatterla al punto di pensare che non ci sia via d’uscita ma, al contrario, sono proprio questi incidenti di percorso che ci devono suggerire cosa c’è da aggiustare in noi per poter rinascere ancora più splendenti di prima.

Non è nascondendo i fallimenti o le ferite che queste smetteranno di esistere, ma saranno proprio loro a definire in maniera ancora più chiara gli eventi che hanno plasmato la nostra natura come una linea netta, dorata e unica.

Kintsugi: filosofia di vita

Proprio come per la pratica del kintsugi, ognuno di noi merita di esser ricostruito con l’oro: scegliere di riparare qualcosa che si è rotto è un modo per riconoscerne il valore sviluppandone così un attaccamento ancora più grande a giovamento dell’autostima.

Tutti noi prima o poi ci siamo sentiti come quel piatto rotto che ci è scivolato tra le mani: tanti piccoli pezzettini senza ordine e senza senso che hanno bisogno di ritrovare il loro posto nel mondo. Non c’è nulla di cui vergognarsi ma, al contrario, c’è molto di cui essere fieri perchè ancora una volta si è scelto di dare una seconda possibilità per rinascere più forti, unici e brillanti di prima affrontando il dolore e i problemi invece di nascondersi.

Come per gli strati che hanno bisogno di incollarsi di nuovo e asciugarsi, anche noi non possiamo aver fretta ma avere pazienza e lasciare che le cose facciano il loro corso fiduciosi del valore che abbiamo e che presto sentiremo di nuovo di possedere.

Tutti noi prima o poi ci siamo sentiti rotti in mille pezzi, non crede di esser il solo e non perdere la speranza in un domani più luminoso. Se ti va raccontaci la tua esperienza qui sotto!