Lo sapevo che questa era una spiaggia speciale, me lo sentivo nelle vene, nella felicità che mi gonfiava il cuore. La prima volta che sono arrivata qui ho provato una sensazione strana, sentivo che c’era un’energia particolare ma non ricordavo.

A cena con la mia amica Suz torniamo all’estate del 2010 in cui ci siamo conosciute, quando si spostavamo per il Portogallo di festival in festival con tutta una combriccola di gente allegra e un po’ pazza. C’era chi aveva un caravan, chi una macchina familiare, chi una tenda e chi, come me, solo un sacco a pelo. Eravamo solo due le italiane, stracciatella ci chiamavano, gli altri erano almeno una trentina e tutti portoghesi.

Era estate e avevo già finito i corsi all’università, salutato il gruppo italiano e da poco avevo lasciato il mio ragazzo dopo aver scoperto che anche se stava con me da cinque mesi, con un’altra ci stava da cinque anni e quindi lei aveva comunque diritto di prelazione. (A cui, per la cronaca ha comunque rinunciato anche lei mandandolo a “dare una curva” come si dice in portoghese)

Quel fine settimana partii con i ragazzi dei festival e proprio lì con Suz ci conoscemmo un po’ meglio. C’era una festa in un castello e da lì poi scendemmo in spiaggia, piantammo gli ombrelloni e dormimmo lì tutti insieme nei nostri sacchi a pelo colorati. Eravamo particolarmente tanti e ricordo che prima di mettermi a dormire mi guardai intorno pensando a come sembra fino tutti tanti piccoli bruchi pronti a trasformarci in farfalla.

Arrivammo in spiaggia che stava sorgendo il sole e volevo solo star sola con i miei pensieri tristi un’ultima volta, lavarli nel mare e riprendermi ancora una volta la mia vita. Mi allontanai dal gruppo avvicinandomi al piccolo torrente che dalla terra si buttava nell’oceano e mentre le lacrime mi scorrevano lungo il viso e i primi colori del mare splendevano sotto il sole nascente un ragazzo arrivò correndo alle mie spalle, si spogliò e si lanciò nel fiume.

Ci pensai un attimo: “al diavolo”, rimasi anch’io in intimo e andai a mescolare le mie lacrime salate con quell’acqua dolce e gelata. Lui rideva tanto di quella risata contagiosa che ti fa dimenticare tutto almeno per un attimo. Cosa impossibile da dimenticare era, invece, quanto facesse freddo e uscimmo da lì più o meno con la stessa velocità. Il mio portoghese era ancora abbastanza traballante e non saprei dire cosa ci dicemmo quel giorno, ma so che per me quel bagno all’alba fu come una rinascita.

Quando Suz mi chiese se ricordavo la notte sotto gli ombrelloni alla spiaggia di Arifana ebbi come un sussulto: era la spiaggia dove arrivai quest’estate per caso con la mia Vespa e che mi rapì completamente con un magnetismo per me in quel momento incomprensibile.

Ero sulla falesia proprio sopra quel fiume e lo guardavo scorrere lì in basso sentendomi così bene, sentendo quella spiaggia così familiare ma senza riconoscere il luogo che mi pulì il cuore dal peso delle bugie del mio amore.

È proprio vero, la memoria vede molto meglio dei nostri occhi.

Per ogni pensieri ne nascono altri cento, altri mille. Qui ho raccolto i miei ma se ti va di condividere i tuoi puoi farlo qui sotto. Ti chiedo solo la cortesia di essere sempre e comunque gentile, qualsiasi sia il messaggio che vuoi lasciare.