Non ho mai amato la parola “sogno”: troppo inflazionata, troppo abusata, troppo ostentata e troppo spesso usata contro di me per vendermi qualcosa.
Per questo quando mi dicono: “tu hai realizzato il tuo sogno” un riflesso incondizionato mi stringe le labbra per farmi star zitta. È più forte di me ma non lo sopporto. La sensazione è che ci siano più sogni da vendere di quelli da vivere. E non voglio assolutamente che tutti questi miei sacrifici, tutta la forza che ho tirato fuori, tutti i passi che le mie gambe hanno affrontato in questo ultimo anno finiscano in un calderone che fa più fumo che arrosto.
No, perché tutte le notti passate da sola in luoghi sconosciuti nelle mani di sconosciuti, tutte le volte che ho gridato in faccia a chi vedendomi una ragazza da sola ha pensato di poter approfittare della mia vulnerabilità, tutte le lacrime di gioia e libertà, tutti i tramonti dalle sfumature calde e tutte le braccia che mi hanno stretta erano vere: vere come polvere e pioggia, vere come miele e salsedine e alle volte avevano quel meraviglioso profumo di frangipani che ti fa chiudere gli occhi e ti avvolge come il più caldo degli abbracci. Altro che Coccolino con l’orsetto che salta nel cesto del bucato fresco.
Così, ho cercato sul vocabolario un sinonimo meno inflazionato con cui spiegare cosa ho appena fatto e ho trovato: visione, visione onirica, allucinazione, abbaglio, delirio, miraggio, fantasia, fantasticheria, vagheggiamento, desiderio, speranza, aspirazione, brama, utopia, chimera, illusione, bellezza, meraviglia, splendore e incanto.
Meraviglia, si, meraviglia mi piace. Incanto è un po’ troppo e sa di foto con il filtro Valencia su Instagram, ma meraviglia è perfetto.
Proviamo: “tu hai realizzato il tuo sogno”
“no, io ho creato meraviglia”, si mi piace decisamente molto di più anche perché non è più così legato al possesso di qualcosa, a me o ai miei “vagheggiamenti” (tanto per prendere in prestito un altro sinonimo che sicuramente a qualcuno è passato per la testa mentre raccontavo cosa volessi fare) ma più collettivo e meno egocentrico. Esattamente come il mio viaggio.
Già perché se io oggi sono qui è per raccontarvi la meraviglia del mondo, di un mondo unito da relazioni digitali che diventano reali, reali che si mantengono grazie al virtuale e che ci rendono tutti molto più vicini. Per un anno ho girato il mondo da est ad ovest grazie ai social media, da sola ma mai veramente da sola. In tanti mi hanno supportata e hanno viaggiato con me da lontano vivendo insieme difficoltà e gioie, altri mi hanno accolta nelle loro vite come una vecchia amica, alle volte addirittura come una figlia.
Sono uno spirito creativo con un grosso problema di gestione della noia e una curiosità senza freni. Più faccio più mi vengono idee per far altro, più ottengo più vorrei, più imparo più mi sento sempre più ignorante e scoprire quante cose non so è sempre una cosa che mi manda in tilt. In fondo credo che chi mi conosce bene sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere e così è stato: non mi bastavano più le estati, le settimane di ferie ma volevo vivere entrambe le mie passioni al massimo: la comunicazione e i viaggi.
Pazienza, quanta pazienza. Determinazione, forse ancora di più, per aspettare il momento giusto, il momento in cui tutti i pezzi avrebbero combaciato per darmi finalmente la data della partenza. Un passo dopo l’altro, un giorno dopo l’altro per far si che la meraviglia mi svegliasse la mattina e mi baciasse sulla fronte prima di andare a letto.
Sono partita per puro amore verso la vita e verso me stessa: nessuno choc da compensare, nessun fidanzato da dimenticare, nessun trauma su cui lavorare solo amore, curiosità ed entusiasmo. Proprio questi sono diventati gli ingredienti dei miei racconti di viaggio, proprio questi mi hanno aiutata a raccontare la meraviglia del mondo, smussare i pregiudizi, togliere la paura e scoprire la bellezza della libertà da tutte queste cose che non fanno che limitarci, che passare le nostre giornate “tirando avanti” e tirando insieme giù gli angoli della nostra bocca invece che lasciarli volare.
Ovviamente ci sono stati giorni in cui mi sono chiesta se ero proprio sicura di quello che stavo facendo: se ce l’avrei fatta ad arrivare in Cambogia su una graziella Oh Chi Minh, se potevo fidarmi di quella signora che a Cuba mi ha caricato su una macchina di passaggio, se avrei buttato via tanti anni di lavoro e gavetta per amore della meraviglia, per la voglia di evadere, per il bisogno di sentirmi viva. La risposta è sempre stata si.
Ognuno ha la sua di meraviglia, la mia era viaggiare, per qualcuno può essere produrre miele di acacia o veder crescere i propri figli. Ognuna è speciale e bella allo stesso modo e la cosa più bella è che la meraviglia è contagiosa e crea dipendenza. Per forza, chi vuol più far a meno di tutte quelle endorfine? La vita è un regalo pazzesco: riempiamola di meraviglia, regaliamo meraviglia e viviamo ogni singolo giorno al suo massimo. Come diceva qualcuno “del doman non ve’ certezza” e noi nel dubbio, godiamoci l’oggi.
Cos’è per te meraviglia e cosa sogno? Raccontami nei commenti la tua di meraviglia e come questa influenza la tua vita di tutti i giorni.
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