La vita della caille dicono essere brutta e sarà che io l’ho vissuta a cuor leggero, sarà che per quanto mi sforzi rimango sempre e comunque una “juma” (straniera = ricca) ma a me non é dispiaciuta per niente. Per esser sincera mi é piaciuta seppur con qualche riserva.
Andiamo con ordine, al giorno che arrivo a Camaguey alla ricerca dei famosi amici di amici e conosco lui, il mio ragazzo cubano. Beh, scusate, per esser una juma che si rispetti devo aver un ragazzotto del posto, anche se mi piace più uno “stare” che un “avere” ma purtroppo non lo decido io.
Le connessioni lo hanno portato a esser la mia guida e invitarmi a ballare. É bello, ha i capelli rasati, gli occhi neri, le spalle grandi ma la pelle più chiara dei miei cari conterranei trentini. Quando ci vediamo per la prima volta non solleva quasi lo sguardo dal tavolo dove nervoso gioca con una scatola di cerini; mi fanno sempre tenerezza i ragazzi quando sono così in difficoltà e li trovo adorabili.
Gli racconto di come vorrei vedere la vera Cuba, non quella per turisti dove al mio solito continuo a litigare con tutti perché mi rifiuto di pagare cifre senza senso solo perché italiana. Mi dice che sarà un piacere per lui portarmi nella caille (la strada) dove é cresciuto alla scoperta dei sapori più forti di questa terra meravigliosa.
Usciamo, balliamo e alla fine come nelle migliori storie sotto al portone di casa ci baciamo. Vado a letto pensando che mi piace tutta la passione di questa terra, questo senso del pudore ben diverso dal nostro e l’approccio più leggero al sesso (che se da noi una ragazza balla come ho visto fare stasera, viene arrestata per atti osceni, sicuro!).
Il mio ragazzo cubano nel pomeriggio si presenta puntuale e prendendomi per mano mi porta lontano dalle strade del centro, sempre più nel cuore vero della città.
Le case colorate, le porte aperte, le sedie in strada e ovunque volti curiosi che mi guardano mentre lui incede a passo sicuro. Un po’ come ci si aspetta la Sicilia, ma un po’ più in là. Qua e là ragazzini giocano a calcio occupando la strada e cerco di ricordare quand’é stata l’ultima volta che ho visto la stessa scena in Italia ma proprio non me lo ricordo. Viva questo mondo senza i cellulari, in un certo senso.
Per la strada due bimbi gli corrono incontro, giocano alla lotta, lui ne mette uno sotto sopra che non riesce a smettere di ridere e quando gli dice una cosa all’orecchio, viene da me e mi stampa un bacio sulla guancia. Bello lui!
Arriviamo a casa sua e mi viene ceduta la sedia davanti al ventilatore, qui il caldo é davvero estenuante, soprattutto tra queste stradine dove non tira un filo d’aria e vengo trattata da regina. Sua nonna sorseggia una birra fresca, sua madre é appena rientrata dal lavoro e nel mentre con il mio spagnolo portoghesizzato racconto chi sono e da dove vengo. Comunque mai incontrata tanto in fretta la famiglia di un fidanzato, figuriamoci di uno a scadenza!
La sera siamo invitati a cena da amici, così passiamo alla bottega a prendere un’immancabile bottiglia di rum e riprendiamo la strada. I negozi sono piccoli, appena si entra subito il bancone a sbarrare la strada e qualsiasi cosa si desideri va chiesta al commesso dopo aver ovviamente pazientemente aspettato il nostro turno. Fortuna c’ é l’aria condizionata praticamente ovunque.
La cena é una meraviglia, i suoi amici mi fanno sentire una di loro e discutiamo della difficoltà di rivalsa in questo Paese. Mi chiedono com’é la situazione in Italia e non é semplice spiegare loro che, nonostante l’euro, c’é chi fatica ad arrivare a fine mese anche da noi, che non é tutto così bello come sembra.
Torniamo a casa e ci buttiamo sul letto accanto alla sala ad ascoltare musica e mi sorprende con una ricchissima playlist romantica: un macho cubano dal cuore tenero? Chi l’avrebbe mai detto! Sulle note di Whitney Huston balliamo nella stanza illuminata dalle ultime luci del tramonto e da quelle della strada ormai accese.
Mi sento così triste, é un momento bello ma mi viene da piangere.
Come vorrei che per una volta fosse vero, come vorrei che per una volta un attimo durasse di più.
Gli confesso di aver scritto al nostro amico comune se potessi fidarmi di lui e ci rimane male, mi dice che dopo quello che ci siamo detti e abbiamo condiviso non ha senso che mi sento così e mi sento una cacca. Mi dice: “per quando ci si provi rimarrò un cubano succhia soldi e tu una juma”. Già, ho anch’io questa sensazione.
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