L’idea di tornare a Lisbona mi ha sempre un po’ spaventata, sono stata così felice qui e questa città è stata così tanto un punto di svolta nella mia vita che la paura della delusione mi ha sempre tenuta lontana. Quando le aspettative sono alte è molto più probabile tradirle che confermarle e non volevo proprio correre il rischio.

Ho fatto l’erasmus qui ed è stato uno dei periodi più belli e felici della mia vita: ho vissuto con persone fantastiche, incontrato tre dei miei migliori amici, cambiato visione su tante cose e mi sono anche innamorata di un traditore seriale, vabbè, nessuno è perfetto.

Sempre qui chiusi finalmente il mio capitolo più buio, quello di una relazione malata, con una persona malata che mi aveva portato via l’identità, i sogni, la voglia di fare qualcosa della mia vita.

Oggi una serie di sfortune mi hanno fatto perdere un colloquio (di nuovo) e arrivare in aeroporto trafelata e preoccupata di non poter partire. Alla fine, arrivata al gate con 15 minuti di anticipo, mi metto alla ricerca di una presa dove caricare il cellulare e la trovo in una birreria semi-nascosta a poca distanza. Alzo gli occhi dal giornale che sto leggendo e vedo un ragazzo che credo di conoscere e cerco il suo sguardo per capire se anche lui mi riconosce o se sono pazza. “Luca?” “Nico!”.

Ci siamo conosciuti proprio a Lisbona otto anni fa durante e non ci vediamo da allora seppur sia stato lui a mettermi in contatto con il suo super fratello che a Las Vegas mi ha accolta e fatto vivere esperienze incredibili da vera local. Strano ritrovarsi per caso oggi, proprio oggi che torno finalmente dalla mia amata dopo tanto tempo.

Mentre salgo in aereo penso a tutto questo incastro di coincidenze che ormai da giorni mi tormentano e non mi danno pace e se da una parte sono terribilmente abbattuta, dall’altra sento che questo volo è la cosa più giusta di questo momento.

Sono partita presto per andare in aeroporto in anticipo e poter fare il colloquio su skype che attendo da quando ho investito più di un’ora per rispondere al test online della compagnia e é fissato proprio oggi pomeriggio. Sono quasi a Malpensa quando tolgo il telefono dalla tasca per controllare il terminal e mi rendo conto che il mio volo parte da Bergamo: “ca***”. Dai, non è vero che ho sbagliato aeroporto, quanto mi sfotterà Ambra?? Per fortuna che ha fatto il turno di mattina e non la incrocerò tra i corridoi.

Ovviamente il treno è un diretto e con l’ansia alle stelle scalpito davanti alla porta aspettando finalmente si apra a Busto per correre sull’altro binario e tornare a Milano, prendere la metro, il pullman e sperare di arrivare in tempo per volare.

Mentre sono in treno disdico il colloquio e compro il fast-pass per i controlli in aeroporto così da riuscir a volare come una scheggia al gate che, scommetto, sarà l’ultimo in fondo. Arrivo in metro, mi si chiude la porta davanti e la corsa ritarda di 5 minuti, sono quasi alla fermata che vedo il pullman con scritto “Bergamo Aeroporto” lasciare la banchina, altri 20 minuti di attesa.

Mentre mi accomodo nel fantastico sedile centrale che Ryanair mi ha riservato respiro forte e mi ripeto che ora tutto andrà bene, sto tornando a Lisbona non può essere altrimenti.

Ho prenotato con Airbnb l’unico monolocale che sembrava esaudire tutte le mie esigenze: solo recensioni positive, prezzo che è una sciocchezza e quando ho visto che era nella stessa via di dove vivevo non poteva che essere lei, la mia nuova casa temporanea. Non ho voluto stare con amici proprio per questo senso di insicurezza e tristezza che mi accompagna ormai da qualche mese e il bisogno di ritrovarmi da sola.

Ora la metro collega l’aeroporto alla città e così compro la carta cittadina dei trasporti e appena scendo le scale sento quel profumo, l’odore della metro di Lisbona, quello che non sentivo da anni ma che non è cambiato e mi sembra quasi mi stia dando così il bentornata. Tutto così famigliare e irrimediabilmente diverso dopo tanto tempo.

Otto anni fa ero una ragazza piena di sogni, piena di speranze, piena di entusiasmo e curiosa del mondo e proprio qui ho capito che non avrei passato la mia vita a vivere per lavorare ma che, al contrario, avrei solo lavorato per vivere, che respirare il mare è il miglior antidepressivo per il mio cuore, che il mondo è pieno di persone pazzesche che parlano lingue diverse, che hanno colori diversi ma sono tutte belle uguali da abbracciare. Ricordo che piansi quando il mio aereo decollò per l’ultima volta riportandomi a casa dove mi sarei dovuta laureare.

Non avevo scelto io Lisbona, aveva scelto lei me quando distrattamente la segnai come seconda scelta per il mio erasmus sicura che, vista la prima, sarei partita per Gran Canaria. Il destino, però, vide annullata quella destinazione e senza sapere dove sarei andata a finire con i miei prendemmo il primo volo per il Portogallo alla ricerca di una casa.

Tornare qui oggi è come un viaggio nel tempo verso quell’entusiasmo che oggi ho perso, a quella Nicky così diversa da quella che sono oggi. Sono completamente persa con la bussola che gira impazzita senza darmi la serenità di una direzione, di un obbiettivo. Cosa voglio? Non lo so, la piccola Nicky però lo sapeva e forse proprio lei mi aiuterà ancora una volta ad aver il coraggio di prendere la decisione più difficile ma probabilmente la più giusta. Chissà.

Questi pensieri rimbalzano nella mia mente senza sosta e la mia attenzione è catturata dalla scritta su un muro della stazione di Saldanha dove scendo per cambiare per la linea gialla: “gli occhi della memoria vedono più di quanto non facciano i nostri”.

Grazie Lisbona, avevo proprio bisogno di un segno e mi stai abbracciando con tutto il tuo calore, scusa se sono mancata per così tanto.

Per ogni pensieri ne nascono altri cento, altri mille. Qui ho raccolto i miei ma se ti va di condividere i tuoi puoi farlo qui sotto. Ti chiedo solo la cortesia di essere sempre e comunque gentile, qualsiasi sia il messaggio che vuoi lasciare.