Questa sera mi sono concessa il lusso di un cattivo bicchiere di vino da 28,00 euro, si perché questo è il prezzo per salire in cielo. Sessantadue piani in pochi secondi e mentre sali guardi dalla piccola finestra dell’ascensore ed é così che li vedi scorrere veloci tutti, aggrappata al corrimano li senti correre tra le dita. Come gli anni, come gli amici, come gli amori.

Stasera la mia porta verso il cielo si chiama Altitude e le luci stroboscopiche rotanti mi colpiscono come uno schiaffo appena l’ascensore si apre; sembrano volermi ricordare che sono ancora sulla terra.

Sotto di me ora c’é il mondo con la sua fretta che non si placa nemmeno la notte, con le sue storie dietro finestre illuminate, dietro finestre buie. É uno strano misto di dinamismo e statica, tra buio e luce.

I miei occhi corrono nelle macchie nere in questa rete di lampadine: un parco, un fiume, il mare e é come se la natura fosse ancora l’unica che qua e là riesce a spezzare il ritmo incessante delle nostre vite in ritardo.

Cambiare prospettiva, respirare aria nuova, giocare ad unire puntini in una tela che da qui sembra così piccola e vedere cosa la fantasia riesce a tirare fuori: il serpente con l’elefante dentro del piccolo principe, una dea assopita, un banale filo per cucire.

Alzo gli occhi al cielo e non trovo nulla, possibile che abbiano rovesciato le stelle e che queste stiano mescolandosi con i lampioni della strada?
Signori, sono cadute le stelle.

Così vicina al cielo, così lontana insieme. Le luci, la nebbia, lo smog hanno cacciato tutto e ora rimangono solo le ombre di queste che si riflettono su una superficie quasi assorbente creando macchie di colore sbiadito.

Mi viene in mente una notte in barca in Grecia dove la densità della notte restituiva cosi tanti piccoli bagliori che non sapevi da dove iniziare ad ammirarli e se ti distraevi un attimo perdevi completamente il filo.

Buffo, però, così vicina al cielo ma allo stesso tempo così lontana.

Intorno a me altra gente con scadenti cocktail da 28,00 euro si scatta selfie su selfie da qui, dalla cima del mondo: qualcuno flirta, qualcuno cerca di chiudere un affare, qualcun altro si riesce ad annoiare perfino qui e scorre distrattamente la bacheca di Facebook.

Io? Io ballo da sola indecisa su quale lato dell’orizzonte preferire ma non credo faccia davvero differenza. Facciamo durare questo vino abbastanza da veder riempirsi tutti i tavoli riservati e poi rituffiamoci nel mondo, alla fine sto meglio con la sabbia sotto i piedi.

Le stelle, il cielo, le luci e la notte tutte mescolate insieme in un cocktail strano condito con il sapore metropolitano di una città come Singapore. Tu sei stato su qualche rooftop a Singapore? Raccontaci la tua esperienza nei commenti!