Nove mesi, il tempo di veder nascere una nuova vita ma non mi sentirei oggi di usare questa metafora per dire che sono una persona nuova. Credo che il mio muovermi così in fretta non mi stia dando il tempo di accorgermi davvero dei cambiamenti che stanno avvenendo dentro e fuori di me.

Ho perso amiche lungo la strada che pensavo mi avrebbero accompagnata per sempre, due paia di scarpe, un costume, un asciugamano, un passaporto, un top, due paia di occhiali da sole, il mio cappello vietnamita e un telefono.

Ho trovato la bellezza del passo lento, la pazienza di aspettare (perfino in coda), l’amore del mio corpo e ingrassa e dimagrisce a seconda dello stato in cui mi trovo, la fiducia nel fato o destino che vogliate chiamarlo, amici speciali, amori intensi, colori mai visti e brividi mai provati.

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Di cosa puoi far a meno?

Delle persone dannose. Detta così so che suona male ed egoista anche ma purtroppo è così. Ci sono persone infelici che passano le loro giornate ad inquinare sé stesse con pensieri negativi e dannosi per poi andare a contaminare anche gli altri con un’insofferenza senza tregua.

Il punto è che finchè loro non decidono per prime di reagire non ci si può far nulla e stargli accanto non gli gioverà  ma al contrario tireranno sempre più in basso anche noi.

Ci sono persone polemiche, più attente a sceditare gli altri o concentrate nel lamentarsi che sul proprio sbocciare.

Ecco, ho imparato a lasciar andare tutto questo non solo per egoismo, ma anche come presa di coscienza dei miei limiti e non potendo risolvere o aiutare preferisco far a meno di queste persone, almeno fin quanto non troveranno un loro equilibrio.

Cosa non ti manca?

Non mi mancano i mezzi pubblici a Milano. In realtà  ne ero così abituata che l’idea di spiaccicarmi per ore aspettando di arrivare era ormai routine. Ora è così tanto che non mi succede di correre in banchina per non perdere un solo minuto che mi rendo conto quando quel correre per far parte di una massa non mi manchi.

Il treno in orari tranquilli, quando non mi ammazzavo di lavoro passando il viaggio a dormire, in realtà  mi piaceva, era il mio momento per pensare, per leggere, per fermarmi. Ma purtroppo quei viaggi erano così rari così incastrata in una routine serrata che se penso ai mezzi oggi ricordo solo il senso di oppressione fisico e mentale.

Cosa ti manca?

Dormire. So che lo dico sempre ma questa volta ha un senso un po’ più “romantico”. Nei periodi intensi di lavoro succedeva che per intere settimane non mi fermassi mai correndo come una trottola da una parte all’altra senza aver quella tranquillità  di abbandonarsi a una di quelle dormite in cui non metti la sveglia e ti svegli quando ti svegli. Senza però ritrovarti alle 8:30 con gli occhi sbarrati per colpa di quel maledetto metabolismo che non si ricorda nemmeno più lui come rilassarsi e abbandonarsi al torpore del piumone.

Cosa ho imparato?

Ho imparato che senza ossigeno la testa scoppia e il corpo non cammina.

Diversi anni fa lavorai come ricercatrice di creatività  per la camera di commercio di Milano a New York e intervistai una performer del Big Apple Circus, lei mi disse che il consiglio più importante che poteva dare a chi intraprende una professione creativa era di ricordarsi di respirare. Mentre salivo le montagne colorate in Perù le sue parole mi tornarono in mente. Là­, infatti, l’ossigeno scarseggia e la testa comincia a girare, le gambe si fanno pesanti e tutta la macchina si blocca.

Ora, il mio è un esempio un po’ estremo di trekking a 5000m, ma credo proprio che valga anche per chi affannato nello scorrere della sua vita non si prende un attimo per respirare.

Le tre cose che ricorderai per sempre…

Lo snorkeling con lo squalo balena a Holbox. Il capitano si posiziona con la barca davanti al muso dell’animale e quando questo è abbastanza vicino ti dice di tuffarti. In un attimo il suo muso enorme ti arriva ad un metro di distanza, questo ti fissa come per dire “che cavolo ci fai sulla mia strada?” prima di sviarti e riprendere a nuotare. Il cuore batte all’impazzata ed è un’emozione pazzesca.

I cenotes messicani, grandi pozze d’acqua la cui foce non è sotto terra: praticamente dei laghi senza fiume a riempirli. Ne esistono più di 2000 e ognuno è diverso: alcuni sono nascosti in grotte, altri in mezzo alle foreste ma scoprirli indipendentemente da dove si trovano e nuotarci è qualcosa da provare almeno una volta nella vita.

I quattro giorni di trekking per raggiungere Machu Picchu e il brivido che ti percorre la pelle quando finalmente entri nel sito. Aspettavo di arrivarci da una vita e la faticosa attesa fino alla cima ha reso questo momento ancora più speciale.

Chi è Nicky oggi?

Nicky oggi è un’amante del trekking! Ho camminato così tanto nelle ultime settimane ma se penso a cosa è cambiato in me, la prima cosa che mi viene in mente sono le mie gambe, rese ancora più forti da tante salite.

Sono sempre stata una gran camminatrice e solo quando tre anni fa venni investita attraversando la strada mi sono resa conto ti quanto siano preziose. Per quasi tre mesi non potei camminare e perfino un centinaio di metri erano diventati una sfida.

Quanti pianti quando anche dopo le mie gambe non riuscivano a portarmi dove avrei voluto, capii la caducità del mio corpo e la fortuna avuta fino a quel momento. Dopo tanta piscina, tanta bicicletta e tanta pazienza finalmente sono tornata in pista e se anche oggi quando esagero le mie ginocchia mi ricordano i miei limiti, non smetterò di camminare finchè riuscirò a reggermi in piedi.

Ogni mese il punto della situazione per tenere una traccia di cosa succede per vedere insieme cosa cambia e cosa invece rimane uguale in un viaggio così lungo e intenso. Pronti?