Non sono mai stata una creatura di mare, vengo dalle montagne come Heidi figuratevi cosa ne possa sapere io.

I miei genitori mi hanno raccontato che la prima volta che lo vidi da molto piccola, sgranai gli occhi dicendo: “tanta aga, mama”. Chissà come una bimba tanto piccola da non saper pronunciare la parola “acqua“, potesse capire che tutta quella cosa blu era mare.

Una volta scoperto, però, è diventato una passione coinvolgente e profonda. Se ho un pensiero, una preoccupazione o anche solo un po’ di tensione, il solo rumore dell’acqua li scioglie in un istante. Perfino il terribile dolore alla cervicale che alle volte mi colpisce per via dell’incidente sparisce se mi lascio coccolare dalla sabbia calda. Il mare è magia.

Oggi sono sdraiata di pancia sulla rete della Ceriannen, un meraviglioso catamarano dalla vela arcobaleno di Catalong Charters, che guardo di sotto il mare smeraldo mozambicano. Mike e io abbiamo lasciato questa mattina all’alba il porto di Maputo in direzione Inhaca, prima che la marea scendesse e ci imprigionasse nel porto. Qui ogni sei ore e mezza si alza e si abbassa di 3.5m, praticamente il piano di un edificio, mettici anche la luna piena, ma a me sembra comunque incredibile questa differenza.

La barca saltella sulle onde e io con lei, più lontana e poi più vicina al mare. Sotto di noi centinaia di meduse grandi come palloni da calcio di tante sfumature di blu: alcune volte le onde le portano così vicine da poter scorgere anche i tentacoli i più piccoli, altre sono così lontane da sembrare quasi un fungo dalla doppia capocchia. Le osservo e mi sembra quasi un cielo al contrario dal colore più intenso e più verde pieno di palloncini che passano veloci sotto al mio sguardo in movimento.

Sento il motore scendere di giri, mi volto verso la cabina per capire cosa stesse succedendo e prima ancora di aprire bocca vedo Mike sbracciarsi mentre grida: “balena, c’è una balena!”. Continuiamo nella sua direzione cercando di non perderla di vista e finalmente eccola. Ci nuota tranquilla accanto senza fretta facendo ogni tanto capolino per sbuffare un po’ prima di immergersi nuovamente. Sembra quasi incredibile come un bestione del genere riesca a nascondersi e sparire così facilmente sotto i nostri occhi.

Vedere una balena è ogni volta diversa anche perché loro stesse hanno caratteristiche anche molto differenti a seconda della specie: alcune sono molto tranquille e placide, altre più attive e veloci. Mi piacerebbe così tanto poter vederle dall’alto così da rendermi conto di tutta quella maestosità che da qui non si riesce a cogliere per davvero.

Il mio rapporto con il mare è un po’ strano: lo amo tanto ma il mio corpo lo tollera poco, o per lo meno si sta abituando.

La prima volta che sono andata in barca ero piccola, stavamo andando in Sardegna al mare e tutto quello che mi ricordo è una grande balena blu dipinta sulla fiancata della nave e io che appena sveglia vado a vomitare con mia mamma che mi tiene per mano.

Passano diversi anni e quella che è la mia migliore amica portoghese si trasferisce alle isole Azzorre, in mezzo all’Atlantico e decido di andar a trovarla. Per andare da un’isola all’altra c’è un piccolo traghetto, una barchetta dove per un secondo ho pensato di morire mentre stremata di addormentavo seduta nel bagno dopo aver rimesso sette volte in sole tre ore. Sette volte. Il mare era brutto e figuratevi un’anima di montagna come me che fine può fare su una nave che balla tanto da non riuscire ad andare dritti.

In tutto questo, essendo in pieno oceano, non avevo nemmeno rete per mandare un messaggio alla mia amica, spiegarle che stavo malissimo e far un po’ la vittima. Niente, ero completamente da sola. Il mio trolley con il computer era abbandonato sul sedile e non avevo la forza nemmeno di raggiungerlo per portarlo in salvo. Beh, un incubo.

In questa isoletta portoghese ho trovato poi lavoro nel caffè della piazza e mi sono fermata tutta l’estate uscendo in barca ogni volta che potevo con la mia amica che organizzava escursioni per turisti. Ogni volta irrimediabilmente mi trovavo con la testa fuori dal ponte a sfamare i pesci ma mi bastava esser annaffiata con la canna per tornare come nuova pochi minuti più tardi.

Oggi sto molto meglio, ogni tanto il mio corpo ci prova a ribellarsi ma per fortuna ha ceduto di fronte all’amore perché si sa, vince su tutto. Così ora me ne sto qui ad affidare i miei pensieri alle onde chiedendo loro di portarli lontano, là dove un giorno potrò ritrovarli.

Qual è il vostro rapporto con il mare? Se lo amate quanto me immagino riuscirete ad immaginarvi in quel calderone di colori e profumi che regala un’uscita in barca. No?