Muoversi a Cuba con i trasporti locali e non con Viazul è davvero difficile ma con un po’ di impegno ce la si può fare e si risparmia davvero moltissimo. Vi racconto la mia prima avventura e cosa ho imparato.
Viazul è la compagnia cubana dedicata ai turisti e su cui tutti cercheranno di spedirti non appena chiederai di un autobus. Come tale ha prezzi nettamente superiori, proporzionati a quelli di chi a Cuba ci viene in vacanza in fin dei conti. Il problema è che non sono in vacanza, io sto viaggiando!
Scopro dov’è il terminal degli autobus e ci vado la sera prima della partenza per scoprire gli orari e quante più informazioni possibili. Ovviamente appena entro un uomo sulla sessantina mi avvicina con fare simpatico e dopo aver scoperto dove voglio andare mi propone un taxi collettivo e è davvero difficile spiegargli che io 30 dollari non ce li ho e voglio prendere un autobus locale.
Un altro uomo più giovane sta ascoltando la nostra conversazione e si intromette poi con la scusa di mostrarmi dove fare il biglietto per Santi Ispirito mi dice: “dagli 50 CUP (2 euro) quando sali sull’autobus domani, così sei sicura che ti fanno salire, ma non di più”. Tutto chiaro.
La mattina dopo mi alzo alle 5:00, mi lavo, mi vesto e passo al punto internet per cercar di aver informazioni su dove fossero gli amici di un amico di un’amica a Camanguey e scaricare la mappa di Cuba su MapsMe così da seguire il percorso sulla mappa e saper sempre dove sono.
Alle 5:40 sono al terminal del bus ma quello delle 6:00 è stato cancellato, così mi caricano su un altro che mi molla alla stazione di servizio dove altre 43 persone (si, le ho contate) stanno aspettando un autobus o una macchina per andare a Santi Ispirito.
Mentre scendo dall’autobus capisco che la signora dal ciuffo biondo e gli occhi verdi va nella stessa direzione così le chiedo se posso andare con lei. Mi guarda scettica ma mi fa segno di seguirla e dopo un primo momento di titubanza si prende cura di me come se fossi sua figlia lottando per il mio posto sull’auto su cui era riuscita a salire prima degli altri. Perchè si, funziona così, quando una macchina di ferma è un fermento generale e i più vicini corrono per saltarci su al volo e vincere un passaggio. È come una specie di blablacar ma senza prenotazione mixarto al gioco delle sedie che facevamo da piccoli: se non ti muovi resti a piedi.
La signora sta andando in ospedale a trovare il nipotino nato prematuro, si è alzata alle 4:00 del mattino per arrivare in tempo a piedi al terminal e ora sonnecchia sul sedile accanto, per lo meno finchè non partono dalla radio le note di “Despacito”, a cui proprio non sa resistere e comincia a muoversi felice. È proprio vero che da queste parti hanno il ritmo nel sangue.
Arrivate al terminal dove devo cercare il mio autobus per Camanguey lei e la signora seduta davanti mi scortano dentro decise a trovarmi un posto e ammetto che senza di loro ci avrei messo molto di più. In una danza per me senza senso sono passate dalla biglietteria (senza prendere il biglietto) alla pensilina di partenza del pullman ad un’altra apparentemente non collegata dove mi hanno abbracciata e salutata. “Che dio ti benedica” mi dice una delle due e penso che seppur io non preghi, aver così tante persone che lo fanno in modo così genuino per me deve valere doppio.
L’autobus ha due panche per ogni lato, una davanti più alta e una dietro più bassa, che corrono lungo il lato lungo del mezzo e su cui le persone stanno prendendo posto. Scavalco e mi metto a sedere in quella dietro seppur indecisa se fosse meglio aver la finestra vicino ma qualcuno seduto praticamente in braccio o non avere schienale e addossarti davanti quelli in piedi.
Accanto a me una nonna dagli occhi verdi trasparenti e una piccola bimba: un piccolo ritratto di amore. Ripenso al mostriciattolo olandese della sera prima, aveva più o meno la stessa età, ma un livello di educazione e capacità di star in pubblico lontane anni luce. La piccola si addormenta e la signora la tiene stretta per non farle cadere la testa finchè la sdraia tra le mie e le sue gambe e può finalmente dormire tranquilla.
Arriviamo in un’altra città e cambiamo di autobus, ci siamo appena accomodati che ecco tutti scendere per correre in direzione di un altro veicolo e io che dovevo fare? Li seguo! Sto giusto scendendo che eccoli tornare indietro dicendomi che l’altro costa troppo e stanno rimontando sul primo ma il tempo di sedermi di nuovo che ecco che ripartono tutti un’altra volta per lo stesso pullman rosso. Rimango solo io e decido, nel dubbio, di seguirli di nuovo perchè, seppur l’altro costi di più, se questo ora e vuoto non partirà molto presto.
Quest’autobus è come quelli a cui siamo abituati noi in Italia, quelli che si usano per le gite con tanto di aria condizionate e ci costa 20,00 CUP, meno di un euro; ottimo.
Vengo svegliata da una mano in testa della ragazza di colore seduta dietro di me che mi chiede in che parte di Camanguey devo andare perchè siamo arrivati. Dove devo andare non lo so, non ho ancora un indirizzo ma solo un numero di telefono, mi serve un punto internet per controllare se nel frattempo fosse arrivato il nome della via dov’è la casa particuliar di questi amici di amici, bere qualcosa ma soprattutto far pipì. Per paura di perder la coincidenza non vado in bagno da quando sono uscita: erano le 5:00 e ora sono le 12:00.
Mi avvio verso il centro e vengo subito colpita dai pochi turisti che ci sono in giro e dalla bellezza dei locali, rispetto a quelli incontrati fino ad ora sono più alti, più magri e dai lineamenti più delicati. Tutti mi sorridono, tutti mi salutano sembra quasi una Cuba diversa: questa città mi piace già!
Trovo sempre terribilmente frustrante essere discriminata per il mio non esser locale ed invitata, per questo, a pagare di più. Di buono c’è che per ogni persona che cerca di fregarti ce n’è sempre una disposta ad aiutarti. Hai avuto esperienze con i trasporti a Cuba? Com’è andata?
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