Aggirarsi per le strade di Rotterdam in Olanda provoca un certo effetto di smarrimento: a sinistra palazzi di vetro dalle architetture moderne, a destra vecchi palazzi di mattoni in tipico stile nordico si schierano fieri al lato dell’immancabile pista ciclabile.
Succede spesso di vedere edifici di momenti diversi uno accanto all’altro, nulla di eccezionale penserete voi, ma qui è diverso: sono proprio tutti chiaramente divisi tra destra e sinistra, tra vecchio e nuovo, tra prima e dopo la guerra.
Questa sensazione continua strada dopo strada e a terra, incastrati nel cemento del marciapiede ai piedi degli edifici nuovi, dei fari con la sagoma dei una fiamma, un aereo e un uomo che con le mani al cielo grida la sua disperazione. Mi ricorsa un po’ una delle sagome in Guernica di Picasso: una guerra differente ma la stessa disperazione.
Quella lunga lunghissima fila di luci segna il perimetro tra ieri e oggi, tra prima e dopo i bombardamenti che durante la seconda guerra mondiale hanno mandato in cenere il cuore della città di Rotterdam. Si tratta di un progetto realizzato dalla città per ricordare sempre quanto successo e dal forte impatto soprattutto quando la sera si passeggia per le tranquille stradine del centro.
È il 14 maggio 1940, sono le 13:27 e nel giro di un quarto d’ora i bombardieri tedeschi mettono letteralmente in ginocchio la città riducendo in briciole più di 30.000 edifici e strappando la vita a più di 800 persone. Pochi minuti di attacco che però bruciano per giorni senza sosta la città, la vita, le speranze, i sogni del popolo olandese.
Mi guardo intorno e non posso che pensare alla visita che feci un anno fa al Museo di Hiroshima: stessa guerra, stesse conseguenze ma esattamente dall’altra parte del mondo.
Gran parte del centro non esiste più, rimangono solamente la posta e il municipio, risparmiati quasi potessero un giorno tornare utili in caso di conquista della città come quartier generale.
Lungo le rive del fiume è stata installata una statua nel 1953 in ricordo delle vittime della seconda guerra e di quella città a cui è stato strappato il cuore: la città distrutta di Ossip Zadkine.
La scultura viene anche chiamata Stand zonder hart, la città senza cuore perché proprio questo è ciò che è stato portato via a Rotterdam e all’uomo che qui la rappresenta.
Oggi pedalo con la mia bicicletta per le strade della città facendomi rapire dai colori vivaci delle sue architetture moderne tra case cubiche ponti imponenti e non posso non continuare a pensare a quello che fu su queste stesse strade poco più di settant’anni fa. Ma non credo si possa davvero capire, speriamo che si possa comunque almeno imparare.
Forse sono io ad esser molto emotiva ma la città di Rotterdam con la sua storia mi ha colpito davvero moltissimo. Tu ci sei stato? Com’è andata?
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