branding identity

Foto di Clark Tibbs via Unsplash

Qualche mese fa io e Nicky abbiamo iniziato a lavorare al rebranding de Il filo di Nicky andando ad agire sulla sua branding identity.

Quando cambiano le carte in tavola, la mission di un progetto o semplicemente dopo un po’ di tempo, c’è bisogno di dare una spolverata all’immagine del brand e così ci siamo messe al lavoro.

Rebranding: tempo di rinnovamento

Foto di David Pisnoy via Unsplash

Abbiamo capito che il progetto aveva bisogno di un riposizionamento, di ridefinire il tono di voce e creare una serie di supporti alla comunicazione che rafforzassero la brand awareness, ovvero la notorietà del marchio. C’era bisogno di un rebranding, appunto.

Abbiamo applicato la nostra esperienza di designer per creare un immaginario visivo-emotivo che ne valorizzasse il carattere amichevole e positivo, ma che trasmettesse anche la coerenza del percorso e l’evoluzione del progetto, da prima del viaggio intorno al mondo a ciò che succederà in futuro. 

Come cambiamo noi attraverso i nostri passi, così deve fare anche l’immagine che abbiamo scelto per rappresentarci, la nostra personale branding identity.

Ma cos’è un brand? E perché è così importante la sua progettazione? 

branding identity

Foto di Joshua Coleman via Unsplash

Sicuramente un brand non è un logo, non è un’identità e non è nemmeno un prodotto. 

La risposta migliore ce la dà Marty Neumeier: A brand is a person’s gut feeling about a product, service, or organization” (“un marchio è il sentimento di una persona nei confronti di un prodotto, servizio o organizzazione “).

La sensazione di pancia! Già, perché un brand è vissuto dalle persone, che sono esseri emotivi e intuitivi e per questo la progettazione della branding identity diventa una questione cruciale.

Come consumatori di prodotti o servizi tendiamo a basare le nostre scelte sulla fiducia e quindi capite bene quanto sia importante che un brand appaia ai nostri occhi come affidabile, unico e insostituibile. 

Pensiamo a quando ci fermiamo davanti allo scaffale di un supermercato indecisi su quale marca di tea comprare. In questo caso il packaging gioca un ruolo fondamentale nella scelta. Nei primi secondi la vista è senz’altro il senso più stimolato, basti pensare quanto siamo attirati dai colori vivaci piuttosto che da quelli tenui, o dalle forme delle confezioni. 

Quale prodotto cattura la nostra attenzione? Quale scegliamo di prendere in mano? Anche il tatto entra in gioco nella scelta finale, pensiamo alla grande differenza che fa nel percepito l’uso della plastica piuttosto che di una carta ruvida per la confezione. 

Quali valori ci trasmette? Cosa ci comunica l’etichetta? Racconta delle materie prime utilizzate, i metodi di coltivazione, la storia? Quel prodotto ci evoca emozioni affettive, suscita ricordi e momenti piacevoli della nostra vita? È il tea che abbiamo sempre bevuto con la nonna? 

Questi sono tutti elementi che definiscono un brand e che fanno capire al consumatore il valore aggiunto e distintivo di un prodotto. Compriamo un senso di appartenenza!

Quando una branding identity diventa significativa?

branding identity

Foto di Rupert Britton via Unsplash

Quando ci si differenzia. Ovvero quando si centra il proprio focus

Qual è l’immagine che vuoi dare ai tuoi clienti (brand image)? Quali sono i valori in cui credi e che desideri condividere? Qual è il tuo scopo (vision)? Perché dovrei scegliere il tuo brand in particolare tra tutti? Il tuo prodotto mi sta cambiando la vita? Il tuo servizio sta semplificando le mie attività, realizza i miei desideri, mi aiuta nelle sfide quotidiane? È una risorsa importante per me? 

Tutte queste domande, seppur scontate, aiutano a creare un focus, identificare, comunicare e implementare la brand value. 

È fondamentale capire il contesto, verbalizzare la strategia, definire il concept, costruire empatia e armonia tra ciò che viene comunicato e come lo si comunica. 

Un brand “vivo”, infatti, è un modello di comportamento che comunica e crea dei valori reali. L’aspetto percettivo, emotivo e coinvolgente, oggi, è la discriminante che ci fa scegliere un brand piuttosto che un altro.

Il brand non è un’isola

branding identity

Foto di Pablo Gentile via Unsplash

Bisogna tenere in considerazione anche la creazione della propria “tribù”: creare un dialogo con la propria audience, farla partecipare attivamente nei processi creativi. Sì, perché fare branding significa creare un sistema in cui le persone possano leggere, riconoscere e legarsi a qualcosa a cui danno un particolare significato. 

Quindi, per buona strategia di posizionamento (brand strategy), siate credibili, diretti e trasparenti nella comunicazione, coinvolgete la vostra audience, create valore e fiducia valorizzando il vostro know how e esperienza.

Quali sono gli ingredienti della branding identity?

Foto di Identity U X via Unsplash

Sono tutti gli elementi tangibili e non che influenzano la percezione e la reputazione del brand stesso: naming (il nome del brand o del prodotto), logo, payoff (la breve frase che comunica i valori del brand: Just do it di Nike, per intenderci), palette colori (il lessico dei colori cambia in base a quello che si vuole comunicare ma anche in base alla cultura), type design (come per i colori anche la scelta del carattere determina la personalità del brand), vision e mission (ovvero lo scopo e come lo si realizzerà), manifesto (non è per forza un documento pubblico ma è una dichiarazione dei principi e degli obiettivi che aiuta il brand a definire la sua posizione), corporate identity, packaging.

Brand Identity: da dove iniziare?

Foto di Pablo Gentile via Unsplash

Foto di Med Badr via Unsplash

Rispondiamo a semplici domande che aiutano a creare un concept e un’idea visiva coerente: chi sei, cosa fai, a chi ti rivolgi, qual è il cuore del messaggio, quali sensazioni vuoi comunicare, qual è il risultato finale che vuoi raggiungere?

Il design, inteso come progetto, è la soluzione.

I punti di contatto con un brand possono essere molteplici (il nome, il logo, i prodotti, l’identità visiva, la pubblicità) e come abbiamo visto possono essere tangibili o più spesso di valore percepito. 

Per questo è importante che il design non sia inteso come un banale abbellimento, un bel vestito per nascondere un’assenza di identità. Il design deve essere la chiave per creare una promessa di valore nei confronti della vostra tribù. 

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Non sarà un viaggio semplice ma sono proprio i percorsi più impegnativi quelli che poi, una volta arrivati, daranno le maggiori soddisfazioni e probabilmente nuove spinte, nuove sfide per non fermarsi mai. Hai intrapreso un percorso di rinascita anche tu? Come ti senti? Come lo stai vivendo e affrontando?