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Melbourne – Australia
2 grado di separazione
A Melbourne mi fermerò qualche giorno per poi prendere l’aereo per la Nuova Zelanda e poi tornare altri due giorni sulla strada per gli Stati Uniti.
Arrivo che è notte e non amo mai arrivare che è già scuro ma qui mi sento decisamente più al sicuro di quando succedeva in Asia lì si che era tutto nero nero nero. Dall’aeroporto non riesco a prenotare Uber così vado a cercare l’autobus che ci porterà in centro da cui spero di riuscir ad avere una macchina che mi porti direttamente a casa di Nicole.
Nicole è l’amica di un amico di Como e ci basta guardarci per andare già d’accordo, siamo così terribilmente uguali in tante cose che so già che salutarla mi costerà un sacco. Si è trasferita qui per lavorare come architetto e piano piano sta costruendo la sua strada lontana da un’Italia tanto amata ma che per i neolaureati è davvero una dura realtà.
È come se il mio corpo vedesse queste grandi città come tappe di sosta e di nuovo, per l’ennesima volta, vedo poco e dormo tanto. In mezzo alla natura, ai canyon o sulle spiagge do il meglio di me ma appena arrivo in città entro in modalità recupero e mi lascio coccolare da letti morbidi, docce calde e tanto ottimo cibo.
A Melbourne succede lo stesso ma qualcosina di interessante con Nicole lo facciamo comunque: nel mio primo vero giorno in città, dopo una passeggiata in centro con il solo obbiettivo di trovare Lush e comprare shampoo e balsamo nuovi, vago per le vie dello shopping tra turisti e local che affollano i centri commerciali e le strade pedonali.
Chiacchierando con un ragazzo questo mi chiede: “non ci sono da voi centri commerciali come questi?” e no, in effetti no. Abbiamo grandi centri per lo shopping ma non sono praticamente mai in centro città e solo in quel momento realizzo quanto la nostra profonda storia italiana riesca a influenzare i bisogni moderni, in questo caso di consumismo.
In Italia non ci possono essere grossi centri commerciali in centro perchè praticamente ogni città lì ha il suo cuore storico/culturale fatto di piazze, palazzi, chiese… Come mi sento improvvisamente orgogliosa, abbiamo fatto un lungo cammino e ancora oggi preserviamo la bellezza delle nostre radici di fronte a quello che se volete è il “male” del momento, il consumismo.
In questo viaggio ho sentito di intere aree di città asiatiche rase al suolo per costruire palazzi di vetro e trovare spazio a negozi dall’architettura moderna. Noi non lo facciamo, noi amiamo gli affreschi e le grazie dei Palazzi antichi e cerchiamo di proteggerli, speriamo un giorno si arrivi a fare di più. Se l’Italia è vista come un luogo speciale nel mondo è anche grazie alle vecchie botteghe, alle ville signorili e a tutta la storia che è raccontata nei loro calcinacci.
Tornando a Melbourne, con Nicole nel pomeriggio andiamo al Luna Park a St. Kilda e seppur il freddo ci faccia desistere dal provare le brezza delle vecchie giostre del parco, ci divertiamo come due bambine a ballare davanti agli specchi deformanti e godiamo del calore di una cioccolata calda davanti al fuori.
Poco più in là il molo con i pinguini e ovviamente decine e decine di turisti armati di macchina fotografica ad immortalarli. Sono piccolissimi, qualcuno più timido e qualcun altro un vero e proprio esibizionista che si mette in posa come una vera super star!
Nonostante la stanchezza sabato sera riusciamo a trascinarci fuori casa per andare prima ad una festa di inaugurazione di un nuovo appartamento e poi a ballare. Indovinate che fine ho fatto io dopo poche ore? Beh, si, sono riuscita ad addormentarmi seduta perfino sul divano della discoteca. Non ci posso far nulla quando le mie batterie sono scariche mi spengo, non importa dove sono, cosa sto facendo e quanto sia forte la musica intorno a me.
Al mio rientro a Melbourne dopo la Nuova Zelanda mi obbligo ad uscire di casa per vedere il centro ma soprattutto per andare in radio dove Carlo mi aspetta per intervistarmi (puoi ascoltare l’intervista qui) e mi sento così speciale: dall’altra parte del mondo ospite speciale a raccontare la mia storia.
Nota speciale va per il ristornate che abbiamo scelto per la nostra ultima cena insieme prima di rivederci in Italia: Lentils as anything. Si tratta di un ristorante benefico dove chiunque ci vada alla fine del pasto può scegliere quanto pagare e si, qui in Australia, chi può permettersi di pagare lo fa anche per gli altri. Nessun furbetto.
Prendiamo due piatti diversi vegetariani e tutto è letteralmente delizioso! Il menù comprende un piatto unico, un dessert, acqua e quanto tea caldo alle erbe si vuole. L’atmosfera è deliziosa, un ragazzo suona la chitarra, i camerieri sono tutti volontari ed è proprio in momenti come questo che mi sento chiamare dentro a far qualcosa di più per gli altri.
Alla fine del pasto si lascia un’offerta proporzionale a quanto si può spendere: da un paio di monetine a 30,00 dollari e nessuno ci controllerà per vedere quanto effettivamente stiamo pagando. A Melbourne ne esistono due di questi ristoranti e quello che fanno per la comunità è davvero unico e speciale.
A tutti può succedere di esser in difficoltà prima o poi e tutti dovrebbero aver diritto ad un buon pasto caldo perchè se non si mangia bene è difficile aver poi le energie per cercare un’alternativa e combattere per ottenerla.
Melbourne mi è piaciuta da morire (per il poco che ho visto) e credo non avrei nessun problema a viverci: è moderna, ricca di stimoli e possibilità. Chissà, forse un giorno!
Melbourne mi è piaciuta al punto di pensar che potrei andar a viverci per qualche tempo. Tu ci sei stato? Che te ne è sembrato?
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