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Trinidad – Cuba
1 grado di separazione
Atterro a Cuba e mi sento subito quasi persa: la casa Airbnb dove ho prenotato non mi ha dato nessuna indicazione per raggiungerla se non l’indirizzo che non voglio assolutamente affidare ad un taxista, nessuna connessione internet, nessuno che ti aiuta per davvero e solo la sensazione che tutti ti vogliano fregare. “Tu sei una turista, tu paghi.” è quello che mi sembra mi dicano tutti con lo sguardo.
La peggiore è la signora del servizio informazioni al primo piano che con una faccia da sberle mi fa segno di no con la testa quando le chiedo se c’è un modo alternativo al taxi per arrivare in città mentre scrocchia la lingua sul palato manco fossi un cavallo.
Non vedo l’ora di saper parlar meglio spagnolo e andar a cercala all’aeroporto il giorno della partenza così le potrò dire tutto quello che penso; di come la disonestà sia una cosa orribile e che spero che se mai sua figlia un giorno deciderà di viaggiare, non incontri mai una persona disonesta e spiacevole come lei. Sono arrabbiatissima, a distanza di giorni non riesco a farmi passar il fastidio pensandola. Che poi dico, se non ti piace questo lavoro cambialo, non esser stronza perchè tu cara la mia signora, oggi sei la faccia di un Paese così meraviglioso che lo non merita.
Mi affido all’ora all’unica persona che confido possa aiutarmi perchè non ha nulla da perdere: la hostess di terra della compagnia con cui volerò da Cancun a Miami. Infatti faccio bingo. Mi spiega per filo e per segno cosa fare e nel giro di un paio d’ore finalmente sono al mio alloggio. Il grosso del tempo non è impiegato dal viaggio ma dal recuperare le schedine per internet e convincere l’omino del cambio a scambiare i miei pesos cubani convertibili in quelli nazionali. Code, code ovunque e una lentezza inspiegabile.
Per farla breve, dopo aver cambiato i soldi sono uscita dall’aeroporto per cercar il pullman che collega i due terminal e porta alla superstrada fuori dall’aeroporto e non vedendolo ho chiesto informazioni a due ragazzi che reggevano in mano i cartelli con i nomi degli ospiti che stavano aspettando. Ho scelto loro sicura non avrebbero provato a vendermi qualcosa o a cercar di convincermi ancora che esiste solo il taxi a 35 dollari.
Infatti, quando capiscono che sono determinata e ho tutte le informazioni necessarie per prendere i trasporti locali cedono e uno di loro mi accompagna in strada al taxi bicicletta che mi porterà in strada e da lì via verso la città con un taxi collettivo, poi un secondo e eccomi arrivata. Costo totale 5 dollari, risparmio 30 dollari e con tanto di mancia all’omino della bicicletta.
Il giorno dopo prendo un taxi collettivo per turisti (sempre per 30 dollari) che mi accompagna a Trinidad dove finalmente incontrerò una delle mie migliori amiche: Cristina (si, proprio la Cristina che mi aiuta in maniere insostituibile con il blog!).
Dopo 4h e mezza sono lì e sono la prima ad arrivare, Cristina e i suoi amici non ci sono ancora così lascio il mio zaino in camera ma nemmeno di tempo di uscire a cercar qualcosa da mangiare che eccoli arrivare. Apro la porta e non vedo l’ora di riabbracciare la mia amica, quell’amica che non vedo da prima di Natale ma che mi ha supportata in ogni singolo passo di questa avventura: lei c’è sempre stata e senza di lei oggi non sarebbe tutto così bello e perfetto!
Ogni tanto mi dicono che sono proprio una donna forte, già, ma se lo sono è solo grazie alle persone meravigliose come lei che è intorno che mi vogliono bene, che mi sopportano quando sono stanca e fastidiosa, che gioiscono con me delle mie vittorie, mi asciugano le lacrime quando sono triste e mi accettano per la persona strana ed eccessiva che sono.
Rivedere lei è come una boccata fresca di casa, è come poter abbandonarmi tranquilla nelle mani di qualcun altro che ha già preparato e programmato tutto anche per me, non devo preoccuparmi di tutto e dopo tanto tempo non sapete quanto sia bello abbassar la guardia. Figuratevi che dopo tre giorni a mala pena ricordavo dove fosse il punto internet perchè di solito la seguivo ciecamente godendomi la strada senza il bisogno di punti di riferimento per non perdermi.
Con lei il suo ragazzo, un amico e una delle sue migliori amiche e sono così felice di poter far per una volta vacanza seppur il mio spirito di sopravvivenza è ormai troppo allenato e l’idea di pagare tre o quattro volte tanto qualcosa solo per il mio esser “turista” mi scoccia da morire ma, in fondo, loro sono qui per godersi le loro due settimane e farò del mio meglio per non rovinargliele con il mio modus operandi da cicalina.
Fatto sta che la sera a cena sul portico sopra la piazza, tra una risata e l’altra mentre mangiamo aragosta e gamberetti, si sta proprio bene e capisco come per davvero, basta poco per sentirmi di nuovo a casa.
Quando sei via da casa da così tanto tempo rivedere una cara amica è un regalo bellissimo ed io sono una ragazza fortunata. E poi, Trinidad è pure bella!
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